Quando nel 1986 scrivevo la presentazione del catalogo della mia collezione di clavicembali, ricordavo come sino a pochi decenni prima il clavicembalo fosse nella mia città, in quella Bologna pur tanto ricca di tradizioni musicali, uno strumento conosciuto quasi esclusivamente attraverso la sua misera imitazione con pianoforti travestiti mediante l’applicazione di puntine da disegno ai martelletti o di strisce di carta alle corde e con ingenua impudenza ribattezzati “cembali”.
Fu all’inizio degli anni Cinquanta che per iniziativa del Centro giovanile di cultura musicale, di cui ero “consulente artistico”, il clavicembalo fu fatto conoscere al pubblico bolognese grazie a un concerto della compianta Egida Giordani Sartori. Lo strumento era uno di quegli ibridi prodotti di fabbrica con cui ci si illudeva di avere riportato a vita il vero clavicembalo: e uno strumento analogo fu quello che io stesso acquistai qualche anno dopo e che per parecchio tempo rimase l’unico clavicembalo presente a Bologna. Pubblico e critica accolsero il nuovo venuto con interesse se pur non senza diffidenza, diffidenza che ci appare oggi ben giustificata, essendo consci di quanto si fosse allora ancora lontani dal recupero dell’autentica voce del clavicembalo.
Ma questa presa di coscienza non doveva tardare molto e avrebbe portato frutti straordinari proprio nella nostra città. Un decisivo sprone è stato dato dall’istituzione nel 1965 della cattedra di clavicembalo al Conservatorio di musica e dal suo conferimento a Paola Bernardi. A Bologna questa indimenticabile artista trovò terreno fertile, affiancando a sé preziosi collaboratori e collaboratrici, in prima linea Maria Pia Jacoboni e Maria Letizia Pascoli, e formando alla sua scuola nuove leve della giovane arte cembalistica italiana. La stima, il rispetto e l’amicizia per i colleghi da cui volle essere circondata e appoggiata nella sua opera instancabile sono frutto di una profonda, generosa saggezza, grazie alla quale la coscienza del proprio valore e del proprio sapere si sposava o piuttosto, cedeva il passo al riconoscimento del valore altrui aprendo la via a collaborazioni feconde.
Mi si permetta di ricordare che parallelamente nasceva e si sviluppava la mia collezione di antichi strumenti musicali, che già agli inizi degli anni Settanta poteva vantare clavicembali e spinette di grande interesse storico e artistico.
Alla valorizzazione di questo patrimonio fu tutt’altro che estranea l’Associazione Clavicembalistica Bolognese, istituita nel 1973 per iniziativa di Paola Bernardi e del cenacolo riunito attorno a lei. Fu L’Associazione che mi permise di presentare per la prima volta al pubblico, il 30 maggio 1977 tre dei miei antichi strumenti: una spinetta cinquecentesca di tipo arpicordo attribuibile ad Alessandro Trasuntino, un grande clavicembalo del lucchese Giovanni Battista Giusti costruito nel 1679 per il nobile ferrarese Ippolito Bentivoglio e l’ultimo strumento italiano “a coda” della famiglia del cembalo, realizzato nel 1791-92 dal fiorentino Vincenzio Sodi. Rimane in me vivissimo il ricordo dei sorrisi deliziati di Paola, Maria Letizia e Maria Pia all’ascolto delle sonorità di questi cimeli e alla vista delle loro decorazioni pittoriche, e così pure della loro divertita sorpresa quando esibii l’enorme penna di condor che mi era servita per ripristinare i plettri dello strumento di Giusti.
Il Concorso di clavicembalo è stato uno dei più significativi frutti dell’Associazione. Nato nel 1985 a livello nazionale e divenuto europeo nel 2003, ha sempre radunato nella sua giuria personalità di alto prestigio internazionale ed annovera tra i vincitori giovani affermatisi poi in una brillante attività concertistica e didattica. Ho riletto recentemente la cara lettera che allora Paola Bernardi mi scrisse per informarmi e rendermi partecipe dell’iniziativa. Non posso ricordare qui senza gratitudine che sin dalla prima edizione del concorso Paola richiese la mia collaborazione e volle affidarmi la presidenza, mansione che proprio ella stessa sarebbe stata la più qualificata ad assumere.
Un altro frutto dell’Associazione è la collana di pubblicazioni promossa dall’associazione stessa e realizzata sotto la direzione di Paola Bernardi- e ora di Maria Pia Jacoboni- grazie ai valenti collaboratori che essa aveva voluto al suo fianco. Il Concorso e la serie di pubblicazioni continuano a costituire un apporto di importanza fondamentale nel quadro dell’odierno mondo del clavicembalo.
Luigi Ferdinando Tagliavini